Terapia di mantenimento: Cristiano Tomasi commenta lo studio di Axelsson e Lindhe

24 Febbraio 2020

Periocampus Journal Club

Esploriamo la parodontologia con la community di Periocampus.

Nel 2004 Axelsson e Lindhe pubblicarono i risultati di un importante studio sulla terapia parodontale di mantenimento. Cristiano Tomasi lo ha commentato per noi, ribadendo l’importanza della terapia di supporto.

Un articolo per me fondamentale, che consiglio a tutti di leggere, è quello di Axelsson e Lindhe (The long-term effect of a plaque control program on tooth mortality, caries and periodontal disease in adults. Results after 30 years of maintenance. – PubMed – NCBI), pubblicato nel 2004 sul Journal of Clinical Periodontology. In sostanza, è il report dei risultati su pazienti a 30 anni di mantenimento, dopo aver partecipato a un celebre studio di vent’anni prima. L’aspetto più importante di questo studio è che dimostra che una buona terapia di mantenimento è di fondamentale importanza e può dare dei risultati notevoli.

Axelsson, Lindhe e Nystrom riportano i dati su più di 350 pazienti coinvolti nella ricerca: alla fine dei due anni di ricerca dello studio originale del 1981, sono entrati in un programma di mantenimento e supporto disegnato specificatamente sulle esigenze di ogni paziente. Di conseguenza, in base al livello di rischio, si decideva se richiamare il paziente tre, quattro, o anche una sola volta all’anno. La cosa interessante è che questi pazienti sono stati seguiti per 30 anni e, se andiamo a vedere i risultati in termini di perdita di denti, perdita di supporto parodontale e carie, sono spettacolari! A maggior ragione se si pensa che stiamo parlando di una popolazione con un’età media di oltre 50 anni. In pratica, un’adeguata terapia di mantenimento ha portato una riduzione assoluta in termini di rischi di estrazione, con le carie praticamente sotto controllo, così come la parodontite, con una rilevante stabilità dei tessuti parodontali. Nel complesso, pochissimi denti sono stati tolti, e soprattutto a causa di fratture o traumi, mentre si sono persi solo 21 denti in totale per parodontite o carie.

Perché è uno studio importante?

Questo prova l’importanza della terapia di supporto e mantenimento e dimostra come la placca e i batteri siano il fattore eziologico principale di queste patologie. Ovviamente ci sono dei limiti, tutti questi pazienti sono stati trattati in un unico studio privato, quindi c’era una certa uniformità. Dobbiamo quindi stare attenti a interpretare questo studio e a traslarne i risultati per tutte le nazioni e tutti gli altri studi. È uno studio condotto in Svezia, in condizioni abbastanza ben controllate. Tuttavia, il punto è che si dimostra un principio: se riusciamo a mantenere questo tipo di condotta, possiamo aspettarci risultati simili anche nel nostro studio.

Ritengo che questo studio sia fondamentale sia per la parodontologia che per la cariologia e tutti dovrebbero leggerlo attentamente, lo consiglio perché fornisce delle informazioni rilevanti. Inoltre, leggendo l’articolo nel dettaglio, vedrete che c’è un’ottima analisi statistica, con grafici che illustrano molto bene i risultati, grazie al lavoro molto accurato degli autori nella raccolta dei dati. In definitiva, considero questo studio uno dei capisaldi della parodontologia e rinnovo l’invito a leggerlo.

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